Care mamme, le educatrici dei vostri bimbi, delle vostre bimbe in questa settimana vi raggiungono con proposte che vogliono, anche se a distanza, festeggiarvi!!!
Festeggiarvi coinvolgendo voi e i vostri figli, le vostre figlie in attività, narrazioni a voi dedicate, ma non solo.
Abbiamo pensato di chiedere alle nostre formatrici, che ormai conoscete anche voi, una loro riflessione a partire proprio dal tema essere madre per allargare lo sguardo verso il più ampio ed affascinante mondo del femminile. Questo aspetto ci è particolarmente caro, non solo perché l’area prima infanzia di Sineresi al momento è composta esclusivamente da donne – ma vorremmo tanto avere nelle nostre equipe degli educatori, che al momento non considerano questo un loro ambito di interesse professionale, sigh! – ma anche per le attenzioni educative che stiamo maturando sempre più con l’intenzione di riconoscere gli stereotipi presenti nel nostro quotidiano riferiti all’essere femmine e all’essere maschio, e agire per superarli.
Pregiudizi e stereotipi riferiti a come deve essere un bambino, a come deve comportarsi una bambina, a cosa ci si aspetta dall’uno e dall’altra. Il nostro desiderio educativo è che ognuno, ognuna possa crescere nella libertà di manifestarsi e sviluppare tutta la sua potenzialità, diventando così una donna, un uomo felice.
I pregiudizi e gli stereotipi sono diffusi e spesso poco visibili, agiscono limitando le possibilità di fare esperienza, di agire la propria creatività, insinuando false credenze su se stessi, su se stesse (es. le donne non sono portate per la matematica, i maschi che piangono sono fragili), minando l’autostima e la fiducia in sé tramite dubbi (es. se lo allatto fino a 3 anni sarò una buona madre?), attraverso etichette e giudizi (es. una bambina che si muove tanto, si arrampica, scavalca, usa la voce con un tono alto facilmente è definita maschiaccio).
Come educatrici crediamo che le parole che usiamo siano uno strumento potente per “smontare” gli stereotipi ed i pregiudizi: facciamo attenzione alle parole che scegliamo per non costringere il bambino, la bambina in una definizione che, invece di accompagnarli a sbocciare per ciò che già sono nella loro natura (educare deriva da ex-ducere, ossia far uscire), li limita e li costringe ad adeguarsi, adattarsi.
Un percorso affascinante, non sempre semplice, né lineare ma necessario. Basta che ognuna di noi pensi alla propria storia personale, ed ai momenti in cui si é resa conto del bisogno di “togliersi di dosso” qualcosa che non le apparteneva, non era suo, non rispettava la sua anima per comprendere perché è così importante andare in questa direzione.
Le parole sono importanti: dare parola, avere parola, significa avere voce, poter dire la propria! Ecco perché abbiamo iniziato ad avere attenzione a questo anche nel nostro scrivere, e forse ve ne sarete accorte. Nella nostra meravigliosa lingua quando si parla di bambini si sottintendono anche le bambine, così quando si parla di uomini in senso universale si sottintende uomini e donne, quando si parla di fratellanza si sottintende anche l’esperienza della sorellanza, e ci sono molti altri esempi. Abbiamo deciso di parlare di bambini e bambine, di donne e uomini, di sorelle e di fratelli, di educatrici ed educatori, di nonni e nonne, di zie e zii…. Insomma, di non essere “sottintese”.
Buona festa della mamma!