In questo tempo fuori dal tempo, dove il Silenzio ha preso sempre più spazio, si sono fatti più vivi i suoni e le parole interne, e insieme a loro, anche lo stridio del mio implacabile giudice interiore, con le sue taglienti critiche che riuscivano a coprire tutti gli ambiti del mio quotidiano… pensa che fortuna…
Dal modo di gestire la casa, al mio essere madre, dal mio lavoro alla mia scarsa capacità tecnologica, dal mio essere creativo al ritmo dato alle giornata…
Cercando di immaginarmi questo essere, e questa sua instancabile e creativa capacità di critica, mi è comparso davanti Barbablu’. Lo conoscete? O meglio, conoscete la sua favola?
Barbablu’ era un uomo molto ricco e carismatico, che poco dopo essersi sposato, sottoponeva le mogli (perché si è sposato ben sette volte, anzi otto se consideriamo l’ultima)ad una prova. Dava loro un mazzo di chiavi, che aprivano tutte le porte del castello, e diceva loro che potevano andare ovunque tranne in una camera. Nessuna superò la prova e lui le uccise, tutte tranne l’ultima che venne soccorsa dai suoi fratelli. La fiaba finisce con la morte di Barbablù.
Ma con tutte le belle fiabe che ci sono, proprio questa doveva venirti in mente? Che dirvi, il giudice interiore non è un bell’andare. Immagino di non essere sola in questo sentire.
Grazie a questa fiaba, Barbablù diventa l’archetipo del predatore della psiche, il nostro critico interiore. Quella voce che, quando siamo nate come madri, si è appiccicata, con ancora più forza, nelle nostre buie profondità, facendo capolino tra i pensieri, in situazioni già molto impegnative da gestire, impedendoci di vedere tutto il bello che sappiamo creare.
Perché lasciamo che questo Barbablù prenda spazio ed energie in noi? Perché tendiamo, spesso a credere a ciò che lui ci dice, castrando il nostro fare?
Ma soprattutto, come possiamo spostarlo da davanti agli occhi, una volta per tutte, per poter vedere chiaramente il nostro operato e rendere più limpida la nostra voce interiore? Proviamo a capirci qualcosa insieme.
Incastrare ogni momento della giornata tra impegni e desideri, non so per voi, ma per me è difficile. La frustrazione, la rabbia, quel senso di perfezione irraggiungibile, e tutto il resto che noi donne conosciamo molto bene, va ad alimentare e donare energia al nostro Barbablù, impedendoci di vedere la Bellezza di ciò che siamo, e quel lavoro che ogni giorno, a modo nostro e con la nostra personalissima originalità intessiamo per noi e per le persone che amiamo; nonostante la stanchezza, i pensieri che girano nella testa, le preoccupazioni, i “ forse era meglio” e gli “ ho sbagliato di nuovo” . Anche con la presenza del nostro Barbablù (mai gentile, diciamocelo), che rende spesso nullo il nostro lavoro, noi donne possediamo una infinita ed inesauribile capacità di rialzarci, scuotere la polvere e ricominciare, ogni volta con nuova determinazione, nuove energie creative, nuove forze prese chissà dove, rimboccandoci le manica ancora e ancora, tanto che a volte ci chiediamo come è possibile avere ancora stoffa per rimboccare di nuovo.
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