Ritrovare Madre Terra
È da solo poco più di qualche secolo che guardiamo il mondo come a una palla inerte che rotola nello spazio, ai nostri corpi come macchine e alle ricchezze naturali come risorse economiche. Una visione arida, che lascia le nostre anime insoddisfatte. Il senso di vuoto ha sostituito il senso di compartecipazione e abbiamo perso la consapevolezza della profonda unità col resto del mondo che ha caratterizzato il sentire dell’uomo nelle migliaia e migliaia di anni che hanno preceduto questi nostri tempi.
Oggi scienza e filosofia ci stanno riavvicinando alla Terra, e si stanno creando le condizioni per recuperare consapevolmente quel legame col mondo circostante che era innato ai tempi in cui la terra veniva chiamata madre.
Non è la stessa cosa, rivolgersi alla terra come substrato geologico di natura calcarea o granitica, per esempio, o rivolgersi a lei come madre. Quello che si muove a livello di immaginario, di emozioni, di predisposizione interiore è completamente differente. Non sarebbe mai stata possibile uno sfruttamento così intenso e insensibile delle risorse naturali se la nostra cultura fosse stata ancora intrisa del rispetto archetipicamente dovuto alla Grande Madre.
Una delle culture più vicine nel tempo che si fanno portavoce di una tradizione di millenaria rispetto per la natura intesa come sacra e fonte di vita, è quella dei Nativi Americani. Smohalla, capo dei Wanapum giustificava così, poco più di un centinaio di anni fa, il rifiuto del suo popolo di dedicarsi alle stesse attività intraprese dai bianchi: «Dovrei forse prendere un coltello e squarciare il seno di mia madre? Allora quando muoio lei non mi consentirà di riposare nel suo grembo. Mi chiedi di scavare per trovare pietre! Devo scavare dunque sotto la pelle per portarle via le ossa? Allora quando muoio non posso tornare nel suo corpo per rinascere un’altra volte. Mi chiedi di tagliare l’erba, seccarla e vendere il fieno, per essere ricco come gli uomini bianchi! Ma potrei osare tagliare i capelli di mia madre? ».
Il culto della Dea Madre è molto antico, i reperti più antichi che permettono di risalire alla sua celebrazione risalgono a ventimila anni fa. Un culto che si ripropone con forme simili per migliaia di anni e in culture anche geograficamente lontane tra loro sino a trasformarsi nelle diverse divinità femminili di cui sono costellate le culture delle civiltà antiche della storia conosciuta: da Iside a Astarte, da Morrigan a Tara, sino alle più note Gaia, la greca dea della terra, Hera la dea della fertilità, Demetra, dea delle messi, Cerere per i latini e, tra le più attuali, Maria, la Madonna, che racchiude in sé qualità e caratteristiche di tutte le figure che l’hanno preceduta.
Pur con nomi e volti diversi, il femminile è sempre stato associato alla fertilità, all’amore, a tutto quanto concerne la protezione della vita, anche con la guerra se necessario, giacché non mancano immagini di dee guerriere, disposte a combattere pur di difendere ciò che amano e proteggono. È stato associato alla luna, al cui ciclo la donna è legata; alla terra, in quanto fonte di vita; e anche alla morte, perché è la terra che accoglie e rigenera in sé la vita.
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