Eccomi, ben ritrovati, ben ritrovate.
Preso tutto quello che vi serve per mettere in scena, per vivere la storia? Bene possiamo partire, stando nella presenza di questo qui e ora, nel nostro essere noi.
Ecco la storia:
C’era una volta un valoroso cavaliere/ una valorosa guerriera, in sella al suo cavallo, capace di galoppare veloce come il vento, ma anche lento come una lumaca e a volte, quando gli veniva il singhiozzo, cavalcava come poteva, ma mai si fermava. I nostri valorosi personaggi, stavano ben attaccati alle briglie, mentre il loro cavallo cambiava velocità quando gli pareva. Un giorno, mentre cavalcavano lenti lenti, il vento portò la notizia che nel vicino villaggio, un re cattivo aveva chiuso nelle case tutti i suoi sudditi, sprangando porte e finestre, con molte catene. I sudditi avevano cercato di abbattere quei blocchi, ma inutilmente. Così avevano scelto di affidare la loro richiesta di aiuto al vento.
Appena il cavaliere/ guerriera, sentì il messaggio, spronò il suo cavallo e più veloce che poté si diresse al villaggio. Quando entrò trovò il silenzio, provò così a bussare alle porte che incontrava, ma non ottenne risposta fino a quando, da dietro il vetro della finestra, vide un bambino/a che lo salutava. Si avvicinò per ricambiare il saluto, e per chiedere come poterli aiutare. Così scoprì che l’unica via per liberare il villaggio era affrontare il re, facendo molta molta attenzione.
Il nostro cavaliere/ la nostra guerriera, prese in mano la sua spada e con il suo fido cavallo partì per raggiungere il castello. Lungo la strada dovette superare diversi ostacoli: un grosso masso (cesta dei giochi) posto in mezzo al cammino, un lago ghiacciato (tappeto o altra coperta messa a terra), camminò nelle paludi ( cuscini a terra) ed infine dovette scalare l’alta montagna (divano o poltrona o letto). Arrivato al castello entrò e con la sua spada in mano affrontò il re ( cappotto appeso all’attaccapanni). Il combattimento fu lungo e impegnativo, ma la nostra guerriera/ il nostro cavaliere non mollò finché il re non fu sconfitto e a terra.
Il nostro eroe/ la nostra eroina, caricò quel che restava del re sul cavallo e arrivato al villaggio notò che la sconfitta del sovrano aveva riaperto tutte le case e gli abitanti erano liberi di muoversi come desideravano. Ci fu una gran festa, e ancora oggi, la gente parla del cavaliere/ della guerriera che osò affrontare il re e lo sconfisse.
Finita la storia, possiamo sbattere energicamente il cappotto fuori dalla finestra, salutando il re che se ne è andato, permettendo al cappotto di tornare ad essere il nostro oggetto così come tutti gli altri oggetti utilizzati.
Possiamo concludere con un disegno così da lasciare traccia del nostro gioco e delle nostre emozioni vissute.
La conclusione del nostro tempo magico sarà dettata dalla candela che tenendoci per mano spegneremo insieme, in attesa di poterla riaccendere per un nuovo tempo magico.
Che la magia del tempo condiviso possa essere cura per voi e i vostri figli, le vostre figlie.
Un abbraccio
Marta Montorfano.